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domenica 23 aprile 2017

Intervista ad uno studente lavoratore: “La Coop sei tu”. Anche no!?

Finalmente arriva la chiamata per un’offerta di lavoro. Un colloquio, una prospettiva di lavorare è proprio quello che mi mancava in questo periodo, immerso nella sessione di esami.
A chiamarmi stavolta è la Coop, dove vado spesso a fare la spesa e ci lavorano anche dei miei amici. Mesi fa avevo compilato il curriculum on-line sul sito. Finalmente è arrivata la chiamata. Durante la telefonata mi viene specificato che cercano studenti universitari per coprire i turni fine-settimanali, 16 ore di lavoro da suddividere sul sabato e la domenica. Mi sta bene e concordiamo al telefono un appuntamento per il colloquio.
Mi reco il giorno indicato al supermercato Coop di Santa Maria a Monte. Location un po’ fuori portata per tanti studenti che magari non hanno la macchina, ma io per fortuna ce l’ho e mi sono avviato.
L’appuntamento è fissato per le ore 14. Sono puntuale. Quando arrivo ci sono già sette-otto ragazzi e ragazze che aspettano. Alla reception del supermercato ci viene detto di aspettare fuori e qualcuno ci verrà a chiamare. Nel frattempo socializzo con gli altri ragazzi. Sono quasi tutti studenti fuori sede, pochi pisani, solo due oltre a me. Intanto diventiamo dieci qui fuori ed il tempo passa. Sono le 14 e 30 e ancora non ci hanno chiamato. Mah. La gente inizia a bubbolare. Giustamente è incazzata. Ci hanno fatto venire fin qui e non sono neanche puntuali. Ma mentre qualcuno sta per andarsene (sono le 14 e 45) due persone in giacca e cravatta ci dicono “siete qui per il colloquio?”, certo che siamo qui per questo e lo sapete, cosa aspettavate a chiamarci?
Ci fanno entrare, attraversare il settore orto-frutticolo e salire al secondo piano. Ci fanno accomodare in una stanza dove c’è una macchinetta automatica del caffè. Ci sediamo. Dei dipendenti del supermercato entrano e fanno la loro pausa. Sono un po’ sorpresi di trovarci lì, nel loro spazio, ma ci sorridono e ci salutano.
Intanto i tipi in giacca e cravatta che ci avevano lasciati nuovamente da soli nell’incertezza più totale, ci chiamano e ci fanno entrare in un altra sala. Tutti insieme. Ci accomodiamo tutti intorno ad un tavolo rettangolare e ci sediamo. Sul lato corto ci sono tre dirigenti Coop, con dei computer portatili di fronte a loro. Iniziano a spiegarci per quali settori cercano personale. Praticamente, a detta loro, in tutti i settori: casse, magazzino, scaffali, gastronomia, pescheria, ecc.
Dopo una breve e semplice introduzione e presentazione della serietà della Coop, ci viene detto di fare una breve presentazione personale. Ci viene espressamente chiesto di parlare delle nostre esperienze formative e lavorative, dei nostri hobby e delle nostre attività. Praticamente stiamo facendo un colloquio di lavoro collettivo senza averlo saputo prima. Insolito ma comunque stiamo a quello che ci viene chiesto.
Quando è il mio turno faccio esattamente come gli altri: racconto le mie esperienze di lavoro, i miei studi e dico che il lavoro fine-settimanale mi sta molto bene, anzi, era proprio quello che cercavo, così gli altri giorni ho tempo per studiare.
Finiamo il rapido giro di presentazioni. Sembrava di essere al primo giorno di scuola. Mi chiedo come sarebbe finito il colloquio. Ma mai mi sarei aspettato una conclusione del genere.
I tre tipi che nel frattempo scrivevano sui loro computer, ci dicono che adesso dovremmo partecipare ad una prova di gruppo. Va bene, diciamo.
Ci viene dato un foglio a testa dove sopra c’è scritta una storia. In fondo al foglio ci sono delle indicazioni: ognuno di noi deve leggerla in silenzio, abbiamo 5 minuti. Poi, dobbiamo fare una discussione collettiva e qui di tempo abbiamo 25 minuti. La storia è assurda. Narra di una donna trascurata dal marito e che quindi decide di farsi un amante. Dopo una notte d’amore, durante il suo ritorno a casa, viene bloccata su un ponte da un pazzo che la minaccia di ucciderla. La donna torna indietro. Chiede aiuto a vari personaggi tra cui l’amante, un traghettatore, un amico d’infanzia innamorato di lei ma che aveva rifiutato. Nessuno l’aiuta e quando decide di sfidare il pazzo, lui la uccide.
Bene questa è la storia che abbiamo letto e a cui, tutti insieme, ci viene chiesto di trovare una scala di colpevolezza di questo omicidio, tra cui la donna deve essere inserita in questa graduatoria di colpe.
Questa storia di per sé assurda e fuori luogo, è la prova di gruppo da sostenere. Mi chiedo: ma io devo mettere a posto prodotti negli scaffali o affettare il prosciutto. Ma cosa c’entra sta roba? In un clima che sta diventando surreale, tutti insieme, condividiamo questa scaletta di colpe. Intanto i dirigenti Coop ci osservano, distanti, in silenzio dietro i loro computer. E scrivono.
Finita la discussione gliela presentiamo. I dirigenti del supermercato iniziano a giudicare e valutare il nostro lavoro, prima collettivo, osservando che abbiamo impiegato poco tempo nelle nostre valutazioni. Poi individuale, ci viene fatta osservare la nostra interazione durante il dibattito. Viene espressamente detto chi ha interagito poco o molto, chi si è imposto di più e chi meno. Insomma, sembrava ci fosse uno psicologo tra loro. La sensazione è quella di essere ad una seduta dallo psicanalista più che alla candidatura per un lavoro.
Dopo un giro di giudizi e analisi, ci viene detto che la prova è finita. Ma dove vogliono andare a parare con questa prova? Ecco detto. Ci viene fatta una sorta di lezione su quanto sia importante il lavoro di gruppo. Aggiungono poi “immaginate di lavorare qui. Se uno di voi ruba qualcosa all’interno del supermercato e nel gruppo non c’è discussione? Non c’è affiatamento? E se qualcuno copre le spalle al ladro? Questo non andrebbe bene”. Praticamente ci stanno già mettendo in guardia. Lavorate, comportatevi bene e non vi azzardate a rubare niente qua dentro.
 Aggiungono che se riceveremo una telefonata entro la fine di aprile allora significa che siamo stati assunti.
Usciamo, tutti insieme. Non c’è il fuggi fuggi che mi aspettavo. Anche gli altri ragazzi vogliono confrontarsi. C’è chi è sdubbiato e chi spera di aver fato bella figura per essere preso. C’è chi ride e sbeffeggia questo inusuale colloquio e c’è chi pensa a come venire via da Santa Maria a Monte perchè aveva perso il passaggio vista la durata.
Intanto, mentre parliamo, guardo l’ora sul mio telefono. Sono le 16 e 30. Ma quanto siamo stati là dentro? Tanto so già che non sarò chiamato. Saluto tutti i ragazzi. Monto in macchina. Apro il finestrino perchè in macchina si soffoca. C’è un gran caldo nel parcheggio della Coop. Metto in moto ma prima di partire vedo il solito cartello dello slogan “La Coop sei tu”. Non mi sono mai sentito così diverso e distante dall’essere Coop. Altro tempo perso ad un altro colloquio di lavoro di merda.

Da www.riscattopisa.it

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