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mercoledì 22 gennaio 2014

Nuove case dello studente: è una vittoria o solo un'altra promessa?

Dar forza alle promesse.

Grazie alle mobilitazioni portate avanti quest'autunno dagli studenti, negli ultimi giorni il DSU e il comune di Pisa hanno annunciato la loro collaborazione nell'apertura di due nuove residenze universitarie.

La vicenda di Santa Croce in Fossabanda inizia più di un anno fa, con l'occupazione da parte del collettivo di Prendocasa per denunciare l'emergenza abitativa in città e la presenza di numerosi immobili pubblici lasciati vuoti. La posizione di questo particolare immobile ha attirato l'attenzione degli studenti. È situato vicino al nuovo polo didattico delle Piagge, e per questo risponderebbe all'esigenza di un punto di distribuzione di pasti mensa e di alloggi per studenti. Dopo l'assemblea d'ateneo dell'aprile scorso, da cui è partita l'occupazione dello studentato autogestito Spot, si è aperto un percorso verso la Conferenza Università e Territorio (tra sindaco, DSU, Università di Pisa, Scuola Normale e Sant'Anna) che avrebbe dovuto affrontare le problematiche sollevate dagli studenti: dall'insufficienza di posti alloggio e speculazione sulle risorse immobiliari, alla carenza dei punti di distribuzione mensa nei pressi dei nuovi poli. La CUT si è rivelata in realtà un luogo di mediazione tra i vari interessi della governance cittadina. Infatti in questa sede si è manifestata solo la volontà di proseguire con le speculazioni e la spartizione della città tra le grandi scuole d'eccellenza e il DSU ha espresso un maldestro tentativo di giustificare la cronica insufficienza del welfare studentesco con misure “tappabuchi”.  Tra queste misure gli accordi per la Paradisa, quelli per Fossabanda e San Cataldo.
Le mobilitazioni studentesche hanno continuato a indicare nelle loro lotte altri luoghi simbolo tra cui la residenza da 34 posti letto finita da anni e mai aperta di via Da Buti, di proprietà del comune che ora è passata in mano al DSU. La residenza è stata occupata dopo l'assemblea d'ateneo del 15 novembre 2013.

Analizzando tutti questi accordi più nel particolare non è difficile notare come questi siano dei maldestri tentativi per mantenere una bella facciata. Operazione pubblicitaria che al DSU è molto cara.
Per ciò che riguarda la Paradisa gli accordi presi con l'Inail prevedono che la struttura sia disponibile non prima di tre-quattro anni, una storia che periodicamente viene riproposta tale e quale; la residenza San Cataldo, che dovrebbe sorgere vicino alla zona del CNR, è un altro progetto continuamente vantato di cui non c'è nulla di più concreto.
Il caso di via Da Buti è l'esempio di una struttura inaugurata svariate volte ma rimasta chiusa e inutilizzata che ora si promette verrà aperta agli studenti, ma sempre con calma: tra tre mesi sarà disponibile  un'aula studio, per gli alloggi non è chiaro quanto bisognerà aspettare.
L'immobile di Santa Croce in Fossabanda sarà oggetto di un sopralluogo da parte del DSU ma non è chiaro a quali condizioni sarà ceduto dal comune né quali sono i tempi previsti affinché possa diventare fruibile per gli studenti.

Tutti questi progetti anche se realizzati comunque non soddisfano una domanda di reddito e servizi di gran lunga superiori. Gli idonei non beneficiari quest'anno sono oltre 1500 e non hanno praticamente nessun sostegno per le spese che devono affrontare nel periodo in cui aspettano l'alloggio. Sebbene la soglia ISEE per l'accesso ai servizi DSU sia stata innalzata gli esclusi rimangono un'enorme fetta degli studenti. I “nuovi” borsisti in realtà non godono dei servizi di cui avrebbero diritto, perché le risorse stanziate comunque restano insufficienti e resteranno insufficienti anche con l'apertura di Fossabanda e via da Buti e vengono così proiettati verso un probabile indebitamento, tra aumento degli affitti e sfruttamento sul mercato del lavoro, esattamente come gran parte dei giovani esclusi.

Le manovre del DSU sono dunque operazioni di facciata funzionali a rendere il diritto allo studio toscano più competitivo ed “eccellente” degli altri (e così ottenere più risorse).
L'allargamento dei margini di riformismo della governance va visto all'interno di questo quadro e come risposta, comunque insufficiente,  ad una spinta dal basso che va continuata a sviluppare prestando un occhio particolare a queste manovre che possono sembrare una risposta ma sono nella realtà potrebbero essere solo un'illusione.